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Lungo le pendici di Monte Pozzillo è ubicata la Grotta di San Michele Arcangelo, una grotta di origine carsica dedicata al culto del santo omonimo.
Lungo le pendici di Monte Pozzillo è una cavità di origine carsica, conosciuta come “Grotta di San Michele Arcangelo”. Ubicata in un’area sopraelevata la grotta è delimitata a sud da un suggestivo sentiero a terrazze, connesse da gradinate ricavate nella roccia. Dalla più alta delle terrazze, tra piante e arbusti che fanno da naturale cornice, si giunge al cuore del sito dove, oltre la maestosa grotta, è possibile ammirare una cappella azzurra a forma di baldacchino.
La grotta, alta circa 19 metri, è formata da un piano superiore con apertura verso ovest a forma “d’imbuto rovesciato” da cui pendono numerose stalattiti e da un piano inferiore molto ampio e infossato, in parte interrato, a cui si accede per mezzo di un percorso a scivoli e gradinate rupestri, delimitato sul versante occidentale da vasche di raccolta delle acque di stillicidio.
Il sito fu occupato sin dall’età preistorica come attestato dalla presenza di frammenti di ceramica rinvenuti sul fondo della grotta. Le peculiarità del luogo, di forte impatto paesaggistico e strategico per la posizione sopraelevata, fecero sì che venisse rioccupato anche in età romana, quando venne realizzata una monumentale villa; di questa costruzione, databile tra la fine del I sec. a.C. e il I sec. d.C., si conservano, sulla terrazza inferiore della grotta, due ambienti con murature in opus reticulatum e una cisterna.
A partire dall’epoca cristiana la grotta fu dedicata al culto di San Michele Arcangelo: un primitivo luogo di culto, costituito da un semplice altare, venne costruito sulla parete di fondo della grotta, dove ancora oggi si riconoscono i resti. In un momento successivo, viste le difficoltà d’accesso all’area, si preferì trasferire il culto dove oggi è ubicata la struttura a baldacchino, che si caratterizza per la presenza di un affresco raffigurante la Madonna col bambino con San Nicola e San Michele, tradizionalmente attribuito ad Antonio Solario detto lo Zingaro e databile tra la fine del XV e gli inizi del XVI secolo.
Fonte: M. Di Niola, “Il territorio di Camigliano. I dati archeologici. Sito 31”, in Carta Archeologica e Ricerche in Campania. Fascicolo 9: Comuni di Camigliano, Savignano Irpino, Sperone. Atlante Tematico di Topografia Antica suppl. XV, Roma, pp. 151-155.










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