Origini dell’attuale Camigliano

È nell’alto Medio Evo, nel secolo XII, che si può datare la fondazione della presente Camigliano e che ha dato luogo alla topografia che in linea di massima essa oggi si ritrova. Nell’anno 1137 Ruggero Il il normanno era divenuto Re di Napoli e di Sicilia e si apprestava ad estendere il proprio dominio su diverse città dell’Italia Meridionale, molte delle quali cercavano di resistere alle sue pressioni. Anche il Papa dell’ epoca, Innocenzo Il, temendo l’ espandersi della potenza del Re, gli era avverso. Ruggero si diede allora ad appoggiare uno scisma sostenendo un antipapa, Anacleto II (il romano Pierleoni). Come in simili casi della storia, alcuni uomini della Chiesa e diverse città, tra queste Pozzuoli, Telese, Alife, parteggiavano e sostenevano il vero Papa, altri l’ antipapa. Principe di Capua era allora illongo­bardo Roberto II, anch’ egli sostenitore per Innocenzo Il. Ruggero con un esercito di soldati normanni, longobardi e saraceni, più un’ orda che un vero esercito, scatenò la propria ira contro gli avversari. Investì e distrusse diverse città a lui ostili, come quelle sopra nominate. Si diresse poi verso Capua, mentre il principe Roberto fuggiva, abbandonando così il Principato. Ruggero cinse allora di assedio Capua e dopo averla espugnata e saccheggiata con ferocia, la rase al suolo. Ciò fu di triste esempio per le altre città superstiti. Per questo, Ubaldo, Abate Cassinense, in una lettera alI’ Imperatore Lotario (riferita dal Ciarlante) poteva scrivergli: “Quae supersunt, solo aequantur, ut Capua”. Anche le altre città superstiti subirono una medesima sorte.

La triste fama di tanta efferatezza aveva preceduto l’ assedio della città, per cui, prima ancora che l’ esercito di Ruggero si avvicinasse al territorio di Capua, buona parte della popolazione abbandonò la città e si rifugiò nei territori circostanti, sulle pendici del Tifata, sul monte Palombara, alle falde del Monte Maggiore (Erchem-perto, VI, XLII).

Via Vittorrio Veneto 1967

Nell’anno 1140, molte delle famiglie chI erano riuscite a sfuggire alle violenze delle e dalla distruzione di Capua, cercarono asi] e ponendo colà le loro dimore.

Cinque di queste famiglie pervennero nelJ Camigliano. Più a Sud-Est di questa loca] basse capanne fatte con rami d’ alberi e chj la nomenclatura latina. Per queste “case’ nuova Camigliano fu detto “Casale” e Th seguirono ebbe da allora l’ appellativo di Frattanto alcuni mutamenti si andavanl società medioevale di allora. Andava c borghesia cittadina che, al di fuori delle manifestava proprie direttive. L ‘immob passo alI’ interesse delle singole famiglie alla persona, era legata alla famiglia nel s Le cinque famiglie rifugiatesi presso l’al mano estesero le loro dimore, i piccoli nu si profilarono strade. E furono proprio famiglie che diedero i nomi alle strade, coro indicate: Rocco, Parisi, Varacchi, Rotoli, La pianta del Casale presentava uno svi . strade e vicoli tracciati secondo la necess . deflusso delle acque. Le vie anguste era pulizia delle strade era affidata ai frontist edicole religiose, con lumi ad olio, orientavano il cammino notturno.

Tale si presentava il Casale di Camigliano si andavano diradando le nebbie del Medio Evo.

Palazzo siciliano

Per il passato sono state diverse le ipotesi esaminate per chiarire le origini di questo nome. La prima proponeva di far discendere questo nome dalla vergine Camilla a causa di un tempio una volta e~istente ed a lei dedicato. Anzitutto si deve notare che non si ha notizia di alcun tempio dedicato a lei, in quanto è da ricordare che la vergine Camilla non è stata mai qualificata come dea, ne presso i Romani, ne presso altri popoli. E’ solo un episodio storico. Un’altra ipotesi, databile circa il 1750, indicava la parola Camil­lianus o Camellianus come derivante dall’ aggettivo di “Camelus” (il cammello ). Ma a tal proposito è necessario far notare che l’aggettivo di “Camelus” non e “camellianus” bensì “camelinus”. Ma, a parte ciò, quale sarebbe l’ aggancio storico o topografico o faunistico con il suddetto animale ? Per il passato un’ altra versione attributi va alI’ esistenza di un’ ara dedicata al dio Mercurio ed ad un suo appellativo l’ origine del nome Camillo nel lessico latino del Porcellini, alla voce Mercurius al paragrafo 5, “De nominibus et epithetis”, ho contato ben 49 a ttributi assegnati al dio Mercurio, ma nessuno di essi era “Camillo” o un nome che a questo potesse avvicinarsi. In un altro volume sono elencati i nomi degli animali sacri a quella divinità e che spesso accompagnavano la sua figura: essi sono il capro, l’ ariete, il vitello, il maiale, il gallo ma non viene elencato il cammello. Non c’entra quindi per niente ne il cammello, ne Mercurio, come ancora vedremo. Preposte dette esclusioni, è stato necessario cercare altrove. Vien da notare che lungo la variante Nord-Est della Via Latina vi sono due località, Giano e Bellona, il cui nome trae chiara origine dal culto, una volta ivi esistente, per tali divi sembrato possibile prendere in considerazione l’ip Camigliano, posto nel mezzo di questi due paesi, abb proprio nome dal culto antico di un’ altra divinità avente riferimento a lla guerra. Come è noto Giano era il tempio, in Roma, apriva le sue porte solo in tempo di Bellona, dea della guerra, era più precisamente la person dell’ attività principale della guerra (bellum). Tratt località poste su di un cammino percorso da milizie, ~ o romane che fossero, anche Camigliano avrebbe potut( nome da una divinità analoga, o da un titolo di alcur Il nome della divinità che è apparso il più probabile è st di Marte o di un suo titolo o epiteto. Ciò era da verifi( Nel “LEXICON LATINITATIS” alla voce Mars, al 4° “degli epiteti e dei titoli” di detta divinità, ne son prima circa 30; ad essi ne sono aggiunti altri 17 (“e locis desumpta ubi Mars colebatur”) e tra qu “CAMULUS”. Riscontrando, poi, nella stessa opeI “CAMULUS”, alla pagina 325, così si legge: “E’ il no1 di Marte presso i Remi” e viene aggiunto l’ , “CAMULIANUS”. Quindi uno dei titoli con i quc adorato Marte era Marte Camuliano. Nella volgarizzazione del parlare quotidiano il passaggio da Camuliano a Camiliano o Camigliano non appare inverosimile. Queste prime riflessioni e le relative deduzioni non evidenziato però la comparsa del preciso nome CAM­quale più concretamente e direttamente far derivare l. nazione aggettivale di Camilliano e quindi di CAMI( ne ci indicavano il ritrovare in forma pura detto noJ invece esso si riscontra nelle persone. Era quindi veramente CAMILLO un attributo di Marte, dio della Guerra? A decidere in tal senso è necessario riportare quanto è scritto da Jacob Bernard nel suo volume “Dictionnaire Mytolo­gique universel” 1846. Nelle pagine 86 e 91, alla voce “CAMILLUS”, esso riporta tre voci equivalenti, cioè: CA­MULUS, CADMILOS, CAMILLUS e conclude: “E’ verosimil­mente un soprannome del dio della guerra presso i Sanniti. Esso figura in diverse iscrizioni”. Vi è da rimarcare come anche in questo autore, nei tre nomi citati e sinonimi, ritroviamo la voce CAMULUS già riferita a Marte nel “Lexicon latinitatis” ed uguale quindi a CAMILLUS. Le due derivazioni aggettivali CAMULINUS e CAMILLIANUS sono parimenti attributi del dio Marte. Viene così a confermarsi che il nome di Camigliano deriva dal nome Camillo quale attributo del dio Marte. Accertato ciò, rileviamo ancora come, lungo questa variante Nord-Est della antica “Latina”, tre località hanno avuto ciascuna il culto di tre divinità affini e da esse hanno avuto il nome: Giano, Camillo (Marte) e Bellona.

Il territorio


Camigliano è un comune della Campania in provincia di Caserta. Superficie Kmq. 6,09. Abitanti al 31/08/2001 n° 1766 di cui M. n° 858 e F. n° 908. Altitudine m. 70 sul livello del mare.

Il suo territorio è posto in una vallata circondata da colline. A Nord dal monte Maggiore (Mons Trebulanus), alto m. 532. Ad Est dal “Colle” (Bellona – Portalatore. Ad Ovest confina con il Comune di Pastorano. Nel lato Sud, rasentando la collina detta “Monticello”, si apre verso quella parte della grande pianura della “Campania felix” solcata dal fiume Volturno.

Per arrivare al centro abitato: Autostrada: uscita Capua, Km. 4,00; Ferrovia: Staz. Pignataro M.re, Km. 5; Aeroporto: Napoli Capodichino, Km. 35; S.S. Appia Km. 4,00; SS. Casilina Km. 4,00.

Il clima è salubre, con mitigate escursioni giornaliere e stagionali della temperatura.

L’ abitato è circondato da campi con impianti di vari alberi, con prevalenza di pescheti, oliveti, vigneti.

Le abitazioni, quasi esclusivamente del tipo medio-residenziale, sono fiancheggiate da piccoli orti.

Le attività più diffuse sono quelle commerciali, artigianali ed agricole.

L’ intero territorio di Camigliano è sovrastato dal Monte Maggiore, detto dagli antichi “Mons Trebulanus” perche dall’altro versante si trovava la città di “Trebula” (odierna Treglia), nota nell’ antichità per le sue acque termali (oggi scomparse), tanto che i suoi abitanti avevano il soprannome di “Balinienses”. Essa, poco distante dal territorio di Camigliano, era ai confini del Sannio.

I primi abitanti del posto furono gli Osci che, secondo i più recenti studi, vengono identificati con i Sanniti. Furono questi i primi abitanti della intera zona intorno al

Monte Maggiore o Trebulano.

L’ area territoriale di Camigliano è posta quasi equidistante da due importanti centri del mondo antico: Cales ( odierna Calvi Vecchia), e la vecchia Capua (odierna Santa Maria Capua Vetere). I primi abitanti dell ‘ antica Cales furono gli Ausoni e gli Aurunci, ma ben presto furono i Sanniti che occuparono quella regione. Il suo territorio aveva a Sud la Via Appia, mentre a Nord poggiava sulle pendici del monte.

Con l’ espandersi della potenza romana, dopo le guerre sannitiche, a partire dal IV secolo a.c. su entrambe le città calò la dominazione di Roma.

Già nell’anno 313 a.C. il console M. Valerio Corvo, disceso con un esercito, conquistò la città di Cales ed in questo territorio gli abitanti dovettero accogliere 2.500 coloni latini. via Vittorio Veneto

Questa “adsignatio agrorum” a coloni laziali fu la prima colonia di Roma nella Campania.

Cales non dista dalla zona dove poi ebbe origine Camigliano più di sette o otto chilometri. Probabilmente una prima propaggine etnica dei nuovi abitanti latini si espanse, in seguito, nelle località più vicine, mescolandosi alla popolazione sannitica.

I romani giunsero a Cales percorrendo la antica Via Latina. Era questa una delle più antiche vie consolari, costruita nei primi secoli della Roma repubblicana. Essa, uscendo da Porta Capena, attraversava il Lazio, indi la valle del Treri e del Liri; dopo avere aggirato le balze dei monti dove ora è Suio (Saltum vescinum) giungeva a Casilinum (odierna Capua) dove si congiungeva alla Via Appia. Per questa via erano già passati Etruschi e Sanniti;

per questa via giungeva a Roma il prezioso vino Falerno, celebrato da Orazio.

Questa strada, pavimentata con selce, attraversava la città di Cales in direzione Est-Ovest, formando così il suo “decumanus”.

Ai nostri fini è interessante notare che da questa strada, dopo l’ Appia, si dipartiva una variante in direzione Nord – Est. Questa passava per una grande pineta “Pinetarium” (odierna Pignataro), lambiva la zona di Giano e Camigliano, ed attraversando il territorio dell’odierna Bellona, giungeva fino a Triflisco.

In tempi recenti di questa strada, abbandonata per la costruzione di una diversa viabilità, è ancora visibile in qualche residua parte. Questa variante stradale della Via Latina era la via di comunica­zione che si apriva per il territorio di Camigliano, già nel III e II secolo a.C.

Se la colonizzazione della vinta Cales e dei suoi dintorni ebbe la sua importanza perche fu la prima nel tempo, di rilevanza maggiore furono le vicende alI’ antica Capua per i suoi rapporti con Roma. L’ importanza di Capua era tale da farla chiamare da Cicerone “La altera Roma”, da Plutarco “la seconda Città del­1 ‘Impero” in universa Italia uni Romae secunda, da T. Livio “opulentissima ” .

Per un periodo di tempo Capua fu alleata di Roma. Ma quando Annibale scese in Italia e vinse i Romani nella battaglia di Canne (anno 216 a. C.), mentre Cales restò fedele, Capua si ribellò a Roma alleandosi con Annibale. Mutata la sorte di questi, allorchè Scipione l’ Africano sconfisse definitivamente Annibale nella Battaglia di Zama (202 a.C.), Capua dovette arrendersi ai Romani. La vendetta dei vincitori non si fece attendere. Tito Livio ci riporta una frase dell’ epoca: “è necessario che una città (Capua) così forte, così vicina, così nemica, fosse da distruggere”.

I diretti responsabili furono trucidati; altri venduti schiavi. Gli abitanti di Capua frono mandati a vivere in villaggi periferici.

Il territorio circostante la Città fu confiscato e divenne proprietà del Demanio “ager publicus”. Molte terre restarono così libere e disponibili per la volontà di Roma. E Roma non tardò ad utilizzare questa disponibilità anche a causa delle guerre che sopraggiunsero.

Nell’anno 83 durante la guerra tra Mario e Silla, i loro due si incontrarono a Nord di Capua. L. Cornelio Silla si ac prima sulle pendici del Tifata (attuale S. Angelo in Forrr disceso nel piano, batte l’ esercito di Mario comandato dal I Fulvio Norbano. Per ricompensare i propri soldati. Silla ~ nell’anno 811e “Leges Corneliae” in virtù delle quali con ai suoi veterani diversi appezzamenti di terreni nelle campagne circostanti.

L’ insediamento dei cittadini romani nella nostra zona co nel 59 quando C. Giulio Cesare, console, su proposta di Po con la promulgazione della Lex Julia dette in concession terreni ai cittadini bisognosi che avessero tre o più fig furono immigrati altri 20.000; così ricordano Svetonio, al ca 20 nella vita di Giulio Cesare, e dopo di lui Velleio Patercc altri storici.

Fu questa legge agraria che interessò in particolare le nostre e propriamente il fertile “Campus stellatis” che comprende terre site tra il fiume Volturno ed il Savone, tutte a Sud di C A ricompensare i veterani di Cesare pensò Successivamer tribuno Lucio Antonio, il quale con la “Lex Antonia” dell'( 44 concesse loro altre terre. In seguito altri insediamenti ror furono favoriti da leggi emanate sotto gli imperatori Augus Nerone.

Fu così che i cittadini di diverse condizioni sociali, plebei, mil e di più elevato rango, ma tutti di costumi ed abitudini lat sovrapposero le loro alle tradizioni ed alle usanze locali, radica] in queste contrade la civiltà “cultus et humanitas” di Roma. Diverse erano le ragioni per cui Roma favoriva lo stabilirsj cittadini romani in queste terre: sfollare la plebe dalla Città dove così il pericolo di sedizioni che turbassero l’ ordine pubblico; aumentare nell’ Impero la presenza di elementi di costumi, idee ed osservanze romane, rimunerare i veterani per i loro servizi prestati nell’ esercito.

Tutto questo avveniva sotto la spinta della necessità di colmare i notevoli vuoti che nella popolazione locale erano stati detern1inati dalle guerre sia tra Annibale ed i Romani, sia tra Mario e Silla. Con la presenza di elementi di civiltà latina vi fu una diffusione anche dei loro culti, i quali erano non solo quelli originari di Roma, pure se prevalenti, ma anche culti importati da altre nazioni, o culti originarinariamente romani che recavano impronte ed adattamenti apportati da altri popoli. Nel territorio di Camigliano e dei paesi circostanti i primi insediamenti stabili dei quali abbiamo traccia sono pertanto quelli di civiltà latina. Ciò è attestato da rovine dell’ epoca, dalla toponomastica dei luoghi e soprattutto dalla presenza di una tradizione viva e persistente ancora oggi dopo più di venti secoli, che impone ai suoi abitanti molti nomi dell’ epoca romana quali Tito, Giulio, Lucrezia, Fausto, Faustina, Ottavio, Flavia e soprat­tutto Camillo. Tradizione ininterrotta, come si può dedurre anche da alcuni rilievi. Nel secolo XVI, oltre i nomi già citati, furono frequenti i nomi di Cecilia, Silvia, Annibale: nell’anno 1664 t roviamo un atto del notaio Scipione Festa di Calvi per il curato del tempo della Chiesa di Falchi (una delle Chiesa di Camigliano) il cui nome era Giulio Agrippa, come risulta da alcuni atti notarili manoscritti, conservati nel Museo Capuano.